ACQUE DI PISCINA

Cos’è una piscina? Secondo la Normativa UNI EN 15288-1:2019, la piscina è una “struttura, con uno o più specchi d’acqua, destinata ad attività natatorie, ricreative o ad altre attività fisiche svolte in acqua”.
Le piscine ad uso pubblico, nello specifico, sono normate dalla UNI 10637:2024 “Piscine ad uso pubblico – Requisiti degli impianti di circolazione, filtrazione, disinfezione e trattamenti chimico-fisici dell’acqua di piscina”. La norma specifica i requisiti di progettazione, costruzione e gestione degli impianti per il trattamento dell’acqua di piscine ad uso pubblico. La norma fornisce, inoltre, le indicazioni relative alle prove ed ai controlli atti a garantire una qualità dell’acqua di piscina adeguata alla balneazione. Con l’aiuto di tabelle, la norma riporta i valori fisici, chimici e microbiologici da rispettare e viene fatta una distinzione tra acqua di approvvigionamento, acqua di immissione in vasca e acqua di vasca.
L’acqua di approvvigionamento è quella utilizzata per l’alimentazione delle vasche (riempimento e reintegro) e quella destinata agli usi igienico-sanitari e, pertanto, deve possedere tutti i requisiti previsti per l’acqua destinata al consumo umano.
L’acqua di immissione in vasca è quella costituita dall’acqua del ricircolo, opportunatamente trattata per assicurare i necessari requisiti.
L’acqua contenuta in vasca è, invece, l’acqua del bacino natatorio e, pertanto, a diretto contatto con i bagnanti.
Per l’analisi dei requisiti dell’acqua di approvvigionamento, il prelievo deve essere effettuato da un rubinetto installato lungo la tubazione di adduzione. Mentre per l’acqua di immissione, il prelievo deve essere effettuato da un rubinetto installato lungo ciascuna tubazione di mandata delle singole vasche, a valle degli impianti di trattamento. Per le analisi dell’acqua in vasca, il prelievo deve essere effettuato ad una profondità di circa 30 cm e ad una distanza di 30-50 cm dal bordo vasca. Nei controlli di routine, il campione deve essere prelevato lontano da bocchette di immissione, in una zona della vasca dove, per idraulica, il disinfettante residuo raggiunge il livello più basso riscontrabile in vasca.
È da precisare che, prima della norma UNI 10637:2024 (che sostituisce la UNI 10637:2016), il punto di partenza per i controlli delle acque di piscina è stato l’Atto di Intesa fra Stato e Regioni (17 Febbraio 1992 e successiva rivisitazione del 16 Gennaio 2003), con il quale si è voluto regolamentare l’uso delle piscine pubbliche, stabilire parametri di balneazione, criteri di sicurezza e sorveglianza, definire figure professionali autorizzate al mantenimento e alla conduzione delle piscine stesse.
È stato, poi, demandato, a ciascuna Regione, il recepimento della norma generale e la successiva promulgazione di norme e regolamenti più mirati che comunque tenessero fermi i principi fondamentali dell’Atto di Intesa.
Come da normative, risulta indispensabile eseguire periodiche analisi chimico-fisiche e microbiologiche sulle acque delle piscine. La qualità dell’acqua delle piscine è un aspetto di fondamentale importanza per garantire la salute dei bagnanti e la corretta manutenzione dell’impianto. Lo scopo delle analisi è quello di garantire massima sicurezza e prevenire lo sviluppo di infezioni causate da eventuali batteri presenti, al fine di monitorare la qualità dell’acqua e intervenire, tempestivamente, in caso di problemi.
Le analisi chimiche dell’acqua di piscina sono finalizzate a verificare la presenza di sostanze chimiche che possono influire sulla salute dei bagnanti, tra cui, per esempio, i valori del cloro e quello del pH dell’acqua.
Il cloro, infatti, è fondamentale in quanto viene utilizzato per disinfettare l’acqua delle piscine e uccidere i batteri che possono essere presenti. È importante che la presenza del cloro sia mantenuta entro certi limiti, in quanto un eccesso di questo elemento chimico potrebbe causare irritazioni agli occhi, alla pelle e alle vie respiratorie dei bagnanti. Al tempo stesso, non bisogna sottovalutare le possibili conseguenze sui materiali che compongono la vasca, determinando un deterioramento precoce delle componenti del liner, come la vernice, il cemento e le piastrelle.
Il pH dell’acqua, invece, indica il livello di acidità o alcalinità dell’acqua: un pH equilibrato è essenziale per garantire l’efficacia antibatterica del cloro e per evitare l’insorgere di problematiche cutanee nei bagnanti. Anche in questo caso, un livello di pH diverso da quello consigliato può rovinare la superficie della vasca ed i materiali utilizzati.
Per avere una qualità dell’acqua tale da garantire la sicurezza di chi vi si immerge, è importante monitorare anche:
- la temperatura dell’acqua, che influenza la capacità di disinfezione del cloro e, pertanto, va mantenuta entro determinati limiti. La temperatura ideale dell’acqua, per una piscina pubblica, è di circa 28°C;
- la durezza dell’acqua, che si riferisce alla quantità di calcio e magnesio presenti nell’acqua; essa non deve essere né eccessiva perché porterebbe ad un possibile deposito di calcare sulle pareti e sulla linea di galleggiamento, né troppo bassa in quanto potrebbe causare la corrosione dei materiali;
- la torbidità dell’acqua, che indica la presenza di particelle in sospensione nell’acqua, non deve essere eccessiva poiché può causare problemi alla vista e alla respirazione dei bagnanti;
- la presenza di batteri e alghe che è un problema comune, soprattutto, nei casi di scarsa manutenzione dell’impianto.
Lo scopo delle analisi microbiologiche è volto, invece, alla ricerca e alla conta di:
- Microrganismi vitali a 36°C;
- Microrganismi vitali a 22°C;
- Escherichia coli;
- Stafilococchi patogeni coagulasi positivi;
- Pseudomonas aeruginosa;
- Enterococchi intestinali.
Le tabelle, qui di seguito, riportano i principali parametri chimico-fisici e microbiologici analizzati nelle acque di immissione e di vasca.
